sabato 11 luglio 2009

Montecatini.... Edison...Novamont.... etcetc.


Origini: Montecatini ed Edison
Montedison nacque nel 1966 dalla fusione tra Montecatini ed Edison; la Montecatini fu costituita nel 1888 a Montecatini Val di Cecina (PI) per lo sfruttamento delle locali miniere di rame; negli anni ’10 del ‘900 entrò nel settore chimico e nei decenni successivi diventò, a colpi di brevetti e di acquisizioni, la maggior azienda chimica italiana, pressoché monopolista in alcune produzioni come l’acido solforico, i concimi, i coloranti (tramite la controllata ACNA); nel 1936, in collaborazione con l’AGIP, costituì l’ Anic (Azienda Nazionale Idrogenazione Carburanti), con lo scopo di produrre benzina sintetica, e che sarebbe stato il primo nucleo dell’industria petrolchimica italiana. La Edison nacque nel 1895 a Milano e fu una delle prime aziende a sfruttare in Italia quell’energia idroelettrica che fu alla base della prima industrializzazione italiana, costruendo dighe lungo l’arco alpino, in particolare in Lombardia; già ai primi del ‘900 la Edison era uno dei gruppi industriali dominanti in Italia, suddividendosi il controllo del mercato elettrico nell’Italia del Nord con la SIP, concentrata in Piemonte e Liguria, e la SADE, forte nel Nord Est.


Il dopoguerra e la fusione
Già nell’immediato dopoguerra in Italia si ipotizzava la nazionalizzazione dell’industria elettrica, fino ad allora in mano ad aziende private come la stessa Edison; la prospettiva di subire un esproprio delle proprie attività indusse le aziende elettriche a diversificare: la Edison scelse di investire prevalentemente nella petrolchimica, attratta anche dagli incentivi concessi dallo Stato. Negli anni ’50 così gli interessi della Edison entrarono in collisione con quelli della Montecatini, in difficoltà finanziarie per i forti investimenti richiesti dalla costruzione del polo petrolchimico di Brindisi, ma all’avanguardia nella ricerca sui nuovi materiali (il polipropilene isotattico), grazie all’industrializzazione dei brevetti derivanti dalle ricerche del chimico Giulio Natta, premio Nobel nel 1962. Nel 1962, con la costitiuzione dell’Enel, la nazionalizzazione dell’industria elettrica ebbe effettivamente luogo; le aziende private dovettero conferire i loro impianti al neonato ente elettrico, ricevendo in cambio dei cospicui indennizzi.La stessa Montecatini nel 1963 acquisì l’ex azienda elettrica SADE, con il solo scopo di appropriarsi degli indennizzi; ma il dissesto finanziario della Montecatini trovò soluzione solo nel 1966 con la fusione con la Edison, anch’essa forte degli indennizzi ricevuti dallo stato in seguito alla nazionalizzazione; la fusione fu progettata da Mediobanca, che affidò la guida della Montedison ai dirigenti della “vecchia” Edison. Nel 1968, sempre con la supervisione di Mediobanca, la Sogam (finanziaria a controllo congiunto IRI-ENI) rastrellò in borsa un pacchetto di azioni pari al 15-20% del capitale, sufficiente a garantire la qualifica di azionista di riferimento.


Gli anni Settanta
Nel 1971 Eugenio Cefis, già presidente dell’ENI, fu nominato presidente della Montedison, carica che avrebbe mantenuto fino al 1977; la stampa dell’epoca vedeva la Montedison più come uno strumento di Cefis per realizzare non meglio precisati disegni politici (anche di tipo golpistico) che non come un gruppo industriale collegato con l’ENI, che ne deteneva congiuntamente all’IRI il pacchetto di controllo. Il sospetto era avvalorato dall’acquisizione del quotidiano Il Messaggero e dalle mire di Cefis sul Corriere della Sera: i quotidiani sarebbero dovuti servire per aumentare il peso politico di Cefis e del suo referente politico Amintore Fanfani. A prescindere da ciò, negli anni ’70 la Montedison infilò una lunga serie di bilanci in rosso, appena mitigati da proventi finanziari ricercati proprio con lo scopo di “abbellire” i risultati fiaccati dal cattivo andamento della gestione industriale. Nonostante la presenza dell’ENI nel capitale, la Montedison ne era di fatto autonoma, comportandosi con l’ente petrolifero come un concorrente, entrandovi in collisione specialmente per l’assegnazione dei cospicui aiuti pubblici che in quegli anni erano erogati a fronte degli investimenti industriali nel Mezzogiorno. All’IRI Montedison poté cedere alcune aziende alimentari (come la Pai e la Pavesi) acquistate dalla Edison nel decennio precedente, mentre approfittò della creazione dell’EGAM per cedergli le poco redditizie attività minerarie ereditate dalla Montecatini.


Gli anni Ottanta
Nel 1981 ebbe luogo la “riprivatizzazione” della Montedison: sotto la regia di Mediobanca un consorzio partecipato dai gruppi Agnelli, Pirelli, Bonomi e Orlando acquisì il pacchetto di controllo in mano agli enti pubblici. Grazie anche ad una congiuntura favorevole i conti della Montedison andarono migliorando, ed il presidente Mario Schimberni se ne avvantaggiò perseguendo una politica di autonomia dai maggiori azionisti, compiendo operazioni come l’acquisizione della compagnia assicurativa Fondiaria, nonostante il parere contrario di Mediobanca. Anche per questo i maggiori soci uscirono progressivamente dall’azionariato, mentre vi entrarono gruppi “emergenti” come il gruppo Varasi (vernici), la Inghirami (abbigliamento), la Maltauro (costruzioni) ed il gruppo Ferruzzi (agroalimentare); quest’ultimo, guidato da Raul Gardini, venne ad assumere una posizione via via predominante tramite gli acquisti in Borsa e nel 1987 deteneva più del 40% del capitale, diventando il socio di comando. Il disegno imprenditoriale del gruppo Ferruzzi, attivo soprattutto nei settori dello zucchero, dei cereali e dei semi oleosi, non è ancora del tutto chiaro: secondo alcuni l’acquisto del colosso chimico era dovuto semplicemente alla “megalomania” del carismatico Gardini, mentre secondo altri la Ferruzzi aveva cominciato ad intuire le potenzialità della “chimica verde” (ad esempio nei biomateriali o nelle bioenergie), intravvedendo possibili sinergie con le proprie attività nell’agroalimentare con quelle dell'Agrimont, la controllata che si occupava dei prodotti per l'agricoltura.


La nascita di Enimont
Nel 1988 ENI e Montedison conferirono alla joint venture Enimont (40% ENI, 40% Montedison, 20% flottante) le proprie attività chimiche: si realizzava così quell’alleanza tra chimica pubblica e chimica privata che molti auspicavano da anni. La vita di Enimont fu breve e travagliata: nel 1990 Gardini sembrava mirare alla maggioranza assoluta del capitale, ma nel 1991 finì col cedere la totalità delle attività chimiche all’ENI, ricevendo in cambio un prezzo valutato in seguito come esorbitante e probabilmente gonfiato dalle tangenti pagate ai partiti politici.


Gli anni Novanta
Con l’uscita quasi totale dal settore chimico e con la riorganizzazione del gruppo Ferruzzi, la Montedison era diventata una semplice holding di partecipazioni che controllava (attraverso un sistema di “scatole” societarie complicatissime) aziende come la Eridania Beghin Say (zucchero), la Fondiaria (assicurazioni), la Cereol (semi oleosi) e la Carapelli (olio d’oliva), nonché la “nuova” Edison, capogruppo per le attività nell’energia ricostituita nel 1991 per sfruttare le opportunità prospettate dalle tendenze emergenti verso la liberalizzazione dei mercati energetici. Nel 1993 Montedison si trovava con un indebitamento insostenibile che costrinse i Ferruzzi a cedere il controllo del gruppo alle banche creditrici, capeggiate dalla “solita” Mediobanca. Il decennio fu caratterizzato dal risanamento societario e dalle cessioni e riorganizzazioni finalizzate alla riduzione dell’indebitamento.


L’OPA di EDF e la fine della Montedison
Ancora una volta gli azionisti “di controllo” della Montedison non avevano forza per proteggere la società da scalatori di borsa. Nella primavera del 2001 furono il finanziere Romain Zaleski e l’ente elettrico francese EDF a rastrellare azioni Montedison; EDF arrivò a detenere il 30% circa del capitale, ma il governo italiano si oppose alla presa di potere del colosso francese, adducendo a pretesto la mancanza di “reciprocità” per le aziende italiane di scalare le aziende energetiche francesi. In effetti ciò che interessava ad EDF erano le centrali elettriche e le quote di importazione per il gas di Edison, nella prospettiva di liberalizzazione del mercato energetico italiano. Lo stallo che si era creato fu risolto con la costituzione della holding Italenergia, partecipata da Fiat, EDF e Zaleski e che controllava la maggioranza di Montedison, che nel 2002 mutò nome in Edison e cedette tutte le partecipazioni ereditate dalla vecchia Montedison, diventando a tutti gli effetti un gruppo energetico.


Le attività ex-Montedison
A partire dalla vicenda Enimont e proseguendo con la crisi finanziaria del gruppo Ferruzzi, la Montedison cedette molte attività, ciascuna delle quali seguì destini diversi; negli anni Duemila vi sono tuttora alcune aziende che portano nel nome la loro precedente appartenenza al gruppo Montedison:

Edison: scomparsa dopo la fusione del 1966, la denominazione fu ripresa nei primi anni ’90 come filiale della Montedison per le attività energetiche, e sostituì la SELM; dopo avere assorbito le attività elettriche nel gruppo Falck, nel 2001 era diventato l’asset più importante del gruppo ed era ciò a cui in realtà mirava EDF quando scalò la Montedison. Ha ereditato dalla “vecchia” Edison la sede storica di Foro Buonaparte a Milano.
Tecnimont: operante nel settore dell’ingegneria civile ed industriale, nel 2005 è stata ceduta dalla Edison al gruppo Maire Engineering (già Fiat Engineering), dando origine a Maire Tecnimont.
Novamont: con sede a Novara, è un’azienda specializzata nella produzione di bioplastica a partire dal mais, che ha ottenuto riconoscimenti a livello internazionale per la sua produzione di materiali biodegradabili.[1]
Montefibre: nome del vecchio raggruppamento Montedison attivo nella produzione di tecnofibre; conferita alla Enimont passò successivamente all’EniChem; nel 1997 la proprietà fu rilevata dal gruppo tessile Orlandi. L’azienda porta ancora il vecchio nome ed è quotata in Borsa.
Altre attività sono state invece cedute e quindi assorbite da altri gruppi industriali, da cui il cambio della denominazione. La maggior parte delle attività chimiche “tradizionali” in effetti passarono all’EniChem nel 1991, dopo la vicenda Enimont; non così però le attività tecnologicamente più avanzate, come quelle raggruppate in Ausimont ed Himont, che rimasero “in pancia” a Montedison fino al 2002, quando l’azienda completò il processo di rifocalizzazione sull’energia:

Agrimont (già Fertimont): la società dei prodotti per l’agricoltura è stata conferita nel 1991 all’EniChem, la quale conferirà a sua volta le attività alla controllata EniChem Agricoltura:
-il ramo agrofarmaci (insetticidi, erbicidi, fungicidi) è stato ceduto nel 1992 ad una società neocostituita, la Isagro, tuttora attiva e quotata in Borsa;

-il ramo fertilizzanti fu ceduto alla Norsk Hydro nel 1996;

Montedipe e Montepolimeri: anche queste società specializzate nelle produzioni chimiche di base e nelle materie plastiche passarono nel 1991 all’EniChem, che mantenne parte delle attività (oggi facenti capo a Syndial ed a Polimeri Europa) e ne dismise invece altre (come la Vinavil, rilevata poi dal gruppo Mapei).
Ausimont: specializzata nella chimica del fluoro e delle tecnoplastiche, rimase controllata dal gruppo Montedison fino al 2002, quando fu ceduta ed assorbita dal gruppo chimico Solvay.
Himont: joint-venture tra Montedison e l’americana Hercules, l’azienda, che produceva polipropilene, era considerata uno dei “gioielli” tecnologici del gruppo, che infatti non volle conferila ad Enimont al momento della sua costituzione; subentrata alla Hercules la Shell (da cui la denominazione Montell), la Montedison la cedette completamente nel 1997. Successivamente, dopo l'entrata di BASF nel 2000 divenne Basell). Nel 2005, sia Basf sia Shell vendettero l'azienda ad una cordata di aziende, tra cui Access Industries e Chatterjee Group per circa 4,4 miliardi di euro[2]. Attualmente (Dicembre 2007), dopo l'ennesima fusione (stavolta con l'americana Lyondell) ha acquisito il nome di LyondellBasell.
Farmitalia: neanche il polo farmaceutico della Montedison entrò nell’affare Enimont, ma fu comunque ceduto pochi anni dopo alla Pharmacia (oggi Pfizer); Montedison ne conservò però il ramo aziendale denominato Antibioticos, specializzato nella sintesi di principi attivi antibiotici, che fu venduto alla Fidia Farmaceutici solo nel 2003.
Singoli stabilimenti specializzati in produzioni di nicchia sono stati assorbiti da aziende chimiche emergenti come quello di Pallanza (già Montefibre), che tuttora produce PET e che venne rilevato nel 1989 dal gruppo Mossi & Ghisolfi, o quello di Novara (già Montedipe), che produce principalmente fibre poliammidi e che passò invece al gruppo Radici.


Aree ex-Montedison
L’ “avventura” industriale della Montedison non ha però lasciato solo attività produttive, ma anche numerosi impianti che sono stati chiusi o notevolmente ridimensionati, creando aree “ex-Montedison” in tutta Italia:

Milano: l’area situata nel quartiere di Rogoredo, dove fino al 1970 si produceva l’insetticida Rogor, è in fase di riqualificazione come area residenziale (progetto Santa Giulia-Montecity); un’altra area ex-Montedison si trova in zona Sempione, dove è prevista la costruzione di un grattacielo da 24 piani. Il grattacielo di largo Donegani che ospitava la sede della Montecatini è oggi sede delle emittenti Radio 105 e Radio Montecarlo.[3]
Ferrara
Porto Recanati
Pescara
Assisi
Crotone
Porto Empedocle
Castellanza
Brindisi
In ognuno di questi siti la cessazione dell’attività ha determinato per le popolazioni difficoltà occupazionali e la complessa ricerca di soluzioni per destinare a nuovi usi le enormi aree dismesse, che richiedono anche interventi di bonifica dall’inquinamento di origine industriale.


Storia del logo
Esistono varie versioni sull'origine del logo che identificava la Montedison e le sue filiali:

il sito della Edison ([2]) riporta che fu creato appositamente dalla società statunitense Landor nel 1972 per identificare la Montedison e tutte le altre società del gruppo;
un'altra versione sostiene che il logo sia stato realizzato casualmente: scarabocchiando l'interno di un fermaglio per fogli in vari punti, un grafico notò il suo alto valore comunicativo e pensò che potesse essere quello il logo per rappresentare la Montedison;
una terza versione sostiene che il logo del gruppo Montedison, fu disegnato durante una riunione generale nel Petrolchimico Nord di Porto Marghera dall'ingegner Cesare Niero (classe 1925), caporeparto ai fertilizzanti azotati ed al nitrico e nitrico concentrato (Dipa: Agrimont,Fertimont,Montecatini (ex Fiat) Azotati), disegnando 4 fermagli da fogli, disposti a 45 gradi quasi ad indicare "un'aquila che spicca il volo", ricordata poi come L'aquila (il più regale tra i volatili) della Montedison, la più regale industria nel settore chimico e di raffineria.
Nel 1992, quando la Montedison era già nei suoi ultimi anni, il suo logo era riportato sulla fiancata de Il Moro di Venezia, la barca di Raul Gardini, prodotta presso Tencara che arrivò fino alla finale dell'America's Cup. Inoltre esso servì per alcuni anni a identificare la Standa, quando essa fu di proprietà Montedison.



Presidenti

Giorgio Valerio (1966-1970)
Cesare Merzagora (1970)
Pietro Campilli (1970)
Eugenio Cefis (1971-1977)
Giuseppe Medici (1977-1981)
Mario Schimberni (1981-1987)
Raul Gardini (1987-1991)
Giuseppe Garofano (1991-1992)
Arturo Ferruzzi (1993)
Guido Rossi (1993-1995)
Luigi Lucchini (1995-2001)
Umberto Quadrino (2001-2002)

Voci correlate

Personaggi
Enrico Bondi fu amministratore delegato della Montedison negli anni '90
Enrico Cuccia incoraggiò la fusione tra Montecatini ed Edison

Luoghi
Marghera
Stabilimento chimico di Pallanza
Polo chimico di Ferrara

Aziende del gruppo Montedison
ACNA
Agrimont, ora Yara
Alimont
Ausimont
Ausidet
Ausind
Dutral
Antibioticos
Carlo Erba
Châtillon
DIPA
Enimont
Eridania-Beghin Say
Farmitalia
Farmoplant pesticida Rogor
Fertimont, ex FIAT Fertilizzanti Azotati
Fiat Vetrocoke, poi Società Italiana Vetro (SIV), ora Pilkington
Himont
Istituto Guido Donegani
Mapei, gruppo Vinavil
Merak
Metalmont
Montedipe
Montefibre
Società Italiana Nailon
Società Italiana Poliestere
SIPA - Società Italiana Prodotti Acrilici
Montefluos, poi Montesolvay, ora Solvay Fluor Italia
Montepolimeri
Monteshell
Montevecchio, detta anche Zinco-Piombo
Moplefan
Montoil, già Olimont
Neofil
Novamont
Polymer
Rhodiatoce
SELM - Servizi ELettrici Montedison
Standa
Taban, ex settore Nailonplast della Montefibre
Tecnimont
Tencara
Vinavil

Note
^ La costituzione di Novamont risale al 1990, quando Montedison era controllata da Ferruzzi; ciò fa pensare che effettivamente esistessero delle possibili sinergie tra i due gruppi, anche se il settore delle bioenergie era all'epoca ancora agli albori. Vedi anche il sito web di Novamont(
^ *Notizia dell'acquisto su Polimerica.it
^ http://www.bathroomdesign.it/CS12-BATHROOM.pdf

Bibliografia
Franco Briatico, Ascesca e declino del capitale pubblico in Italia. Vicende e Protagonisti, Il Mulino, 2004
G. Baldi, I potenti del sistema, Arnoldo Mondadori, 1976
N. Crepax, Storia dell'industria in Italia, Il Mulino, 2002
M. Mucchetti, Licenziare i padroni?, Feltrinelli, 2004
C. Peruzzi, Il caso Ferruzzi, Il Sole 24 ore editore, 1987