sabato 25 agosto 2012

L'AMACA

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SI VEDE LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL? SONO GLI INCENDI
Pubblicato il 25 agosto 2012 11

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LUCE NELTUNNEL? SONO GLI INCENDI
di Valentino Parlato
Non solo il professor Monti, ma anche componenti del suo attuale governo dicono, e ripetono, di vedere una luce in fondo al tunnel. Ma di quale luce si tratta? A mio parere la luce che dicono di vedere è solo quella degli incendi che stanno distruggendo un po’ di boschi. Un puro fraintendimento che, sempre a mio parere, rivela puri intenti propagandistici e ignoranza o silenzio sulla portata dell’attuale crisi che non è solo italiana, ma europea e mondiale. Come non tener conto che dopo gli incoraggiamenti (forse solo a fini speculativi) delle agenzie di rating è bastata una flessione della borsa di New York a provocare un ribasso di tutte le borse? La crisi che ci sta macinando non è roba da congiuntura ed è difficile, assai difficile, avere politiche per fronteggiarla. Non dimentichiamo che la crisi del ’29 (a mio parere meno grave di quella attuale) fu contrastata con il new deal di Roosevelt e poi risolta con la seconda guerra mondiale. Ma c’è un governo che abbia oggi la forza e il coraggio di tentare un new deal?
La maggioranza dei paesi (Usa compresi) è semiparalizzata dal debito e, di conseguenza (come in Italia) predica e pratica l’austerità, cioè togliere sangue a un corpo soggetto a grave emorragia. Per altro verso nessuno oggi può avere la speranza di una guerra salvatrice, anche se un po’ di guerre locali possono aiutare, se ben controllate. Ma con un mondo caldo come l’attuale, bisogna avere molta paura anche delle guerre locali. Da chi governa, e anche dai partiti, che sono in prossimità di una difficile campagna elettorale, i cittadini dovrebbero pretendere una seria analisi della crisi attuale e delle sue dimensioni e radici. In Italia, ma non solo, la produttività è in calo da un bel po’ di anni: per tutti la competizione è più aspra e nell’Eurolandia anche le svalutazioni competitive (l’Italia nel passato le ha utilizzate traendone vantaggio) sono impossibili.
Questa crisi è mondiale. Per il 2013 si annuncia recessione negli Stati uniti e anche la domanda cinese, che finora ha aiutato (soprattutto gli Usa, ma non solo) dà segni di rallentamento. Anche i Bric rallentano il passo. E poi, ancora, c’è il disastro della finanza che agisce su due fronti: fino a quando si può fare denaro con il denaro senza passare per la produzione di merci perché dovrebbe esserci una ripresa della produzione e dell’occupazione? E sempre sulla finanza, come sottovalutare gli effetti disastrosi delle grandi operazioni speculative che fanno saltare banche e imprese, con danno dei risparmiatori e dei lavoratori? Insomma, smettiamola di raccontare che si vede la luce in fondo al tunnel. Il tunnel è assai oscuro e nessuno può dire quanto sia lungo.
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venerdì 24 agosto 2012

IL COSTO VERGOGNOSO DEL QUIRINALE

L’uomo del colle ha detto “NI”. Il Costo “vergognoso” del Quirinale

di Gaspare Serra

“Per evitare che la crisi degeneri siamo tutti chiamati a fare dei sacrifici…” (Giorgio Napolitano, 19 luglio 2012). Parole sagge e responsabili, signor Presidente…

Ma quando sarà Lei per primo ad esser “d’esempio” per tutti noi Italiani???

Comunemente, quando si parla di “Casta”, balzano subito agli occhi le immagini dei politici nostrani comodamente “ozianti” in Parlamento…

Ma quanto ci costa mantenere “il Presidente” (della Casta), Colui che siede sul Colle più alto di Roma???

IL FUNZIONAMENTO DEL QUIRINALE E’ COSTATO ai contribuenti (fonte Giorgio Bechis, Il Giornale, 25-07-2012):

- “228 MILIONI” NEL 2010 (624.000 euro al giorno… 26.000 euro l’ora!);

- e “231” nel 2009 (prima che Giorgio Napolitano decidesse di adottare “pesantissimi tagli” alle spese quirinalizie… più che altro limitatisi alla riduzione del personale comandato da altre amministrazioni!).

LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA ITALIANA, per svolgere funzioni meramente di controllo, garanzia e rappresentanza (“notarili” se non “cerimoniali”, non certo esecutive come in ogni repubblica presidenziale), DISPONE DI ben “1.807” DIPENDENTI (fonte “L’Italia dei privilegi”, di Raffaele Costa), divisi tra:

- addetti di ruolo alla Presidenza (tra cui 108 appartenenti allo “staff personale” del Presidente, assunti con contratto in scadenza al termine del settennato);

- e unità del personale militare e delle forze di polizia distaccate per esigenze di sicurezza (tra cui i 297 famigerati corazzieri).

UN ORGANICO (fonte Mario Cervi, Il Giornale):

- superiore di 587 unità rispetto al 1998 (AUMENTATO DI OLTRE IL “50%” IN 10 ANNI, del triplo in 20 anni!);

- e il cui costo si attesta sui “129,4 milioni” di euro l’anno (contro i 67 dell’Eliseo!).

DI TUTTO RISPETTO, poi, E’ anche IL PARCO AUTO PRESIDENZIALE, che conta (stando a quando fatto trapelare dall’ex ministro Renato Brunetta, essendo i bilanci della Presidenza della Repubblica tutt’altro che pubblici e trasparenti):

- una Lancia Thesis limousine;
- tre Maserati;
- due Lancia Thesis blindate;
- una Lancia Thesis di riserva;
- 2 Lancia Flaminia 335 del 1961 (utilizzate per le sfilate del 2 giugno);
- 14 auto (una di proprietà e 13 in leasing) a disposizione dei Presidenti emeriti della Repubblica, del segretario generale, del segretario generale onorario e dei 10 consiglieri personali del presidente della Repubblica;
- e 10 auto di servizio.

Una nota particolare, infine, merita il capitolo “stipendi”.

Nel luglio 2011 il sito del Quirinale ha platealmente annunciato la generosa rinunzia “a termine” di Giorgio Napolitano (ovvero fino al 2013, alla scadenza del suo mandato) all’adeguamento all’indice dei prezzi al consumo del suo appannaggio personale (indicizzazione automatica prevista dalla legge n.372 del 1985).

E’ solo un’inutile minuzioseria giornalistica, ovviamente, far notare che:

- il “ponderoso sacrificio” quirinalizio consisterà, in concreto, nella rinunzia a “68 euro” mensili (come denunciato da Spider Truman, il misterioso ex precario della Camera che ha smascherato in rete i conti nascosti del Palazzo);

- da quando è stato eletto, il Presidente ha già visto aumentare di circa “2.000 euro” al mese l’assegno ricevuto (come denunciato da Franco Bechis su il Giornale);

- già oggi LO STIPENDIO DEL CAPO DELLO STATO AMMONTA A circa “20.000 EURO” lordi AL MESE (“239.182” euro l’anno!);

- e, come se non bastasse, A TALE “MODESTO” EMOLUMENTO IL PRESIDENTE CUMULA UN ulteriore COSPICUO VITALIZIO PARLAMENTARE!

Ben altri esempi, in realtà, giungono d’oltralpe:

- in Francia il Presidente Hollande, dopo appena 10 giorni dalla vittoria alle urne, ha mantenuto la promessa di tagliare del 30% lo stipendio presidenziale, così decurtato di circa “7.000” euro al mese, passando dai 21.300 euro lordi di Nicolas Sarkozy a 14.910 euro (l’uomo più potente di Francia finirà col guadagnare “178.920 euro” lordi l’anno, ben 90 volte meno di quanto percepito dal giocatore più forte del campionato francese, Slatan Ibrahimovic!);

- in Germania il presidente federale percepisce uno stipendio annuo netto di “199.000” euro, disponendo poi d’uno straordinario (78.000 euro nel 2006) per le sole spese di rappresentanza ed interventi di vario tipo (fonte Salvo Mazzolini, corrispondente da Berlino);

- ed in Spagna re Juan Carlos, nel luglio 2012, ha deciso di ridurre il proprio stipendio del 7,1%, ovvero di ben 21.000 euro l’anno (portandolo a 272.752 euro annui), e quello di suo figlio, il principe Felipe, di 10.000 euro l’anno (riducendolo a 141.376 euro). Decisione seguita ad una precedente riduzione del 2% già decisa nel 2010.

Come non intravedere “spicciola propaganda” nel tentativo massmediatico di spacciare il taglio dello stipendio del nostro Capo dello Stato (in realtà, la rinuncia ad un risibile aumento) nella fattiva partecipazione del Quirinale ai sacrifici cui è chiamato il Paese???

José Alberto Mujica Cordano è da due anni Capo di Stato in Uruguay.

“Pepe” -così si fa chiamare il Presidente- è una celebrità indiscussa nel suo Paese.

Il motivo?

Tanto semplice da spiegare quanto “rivoluzionario” ai nostri occhi: aver inaugurato una Presidenza fondata su austerità, umiltà e solidarietà.

Il Presidente “Pepe”, difatti:

- pur percependo uno stipendio di 250.000 pesos al mese (circa 10.000 euro) ed un’ulteriore pensione da senatore, trattiene per se solo (!) “800 euro”, devolvendo il resto in beneficienza in favore del Fondo “Raúl Sendic” (un’istituzione a sostegno dello sviluppo delle zone più povere del suo Paese);

- rifiuta di disporre di alcuna scorta a protezione della propria persona;

ha chiesto come auto presidenziale una semplice utilitaria, una Chevrolet Corsa (usata solo durante gli incontri ufficiali);

- non dispone di alcun conto in banca, risultando per il fisco un “nullatenente” (suo unico patrimonio è una vecchia Volkswagen Fusca, mentre la sua umile fattoria è di proprietà della moglie);

- ed ha persino aperto le porte della sua residenza ufficiale ai senza tetto, disponendo che una vasta area del Palacio Suarez y Reyes ospiti i più bisognosi!

Niente sfarzi, niente sprechi, niente protagonismi per il piccolo Presidente del secondo paese più piccolo del Sudamerica.

“Questi soldi –ha spiegato il Presidente-, anche se pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno”.

Un “alieno”? Un esibizionista? O, più semplicemente, un esempio concreto di “buona Politica” (intesa come “gratuito servizio” in favore della Collettività)?

E’ becero “populismo” riportare qui l’esempio vivente che giunge dall’Uruguay?!

Senza minimamente pretendere che Napolitano segua l’esempio straordinario che giunge d’oltreoceano, è “troppo” chiedere al Colle di rinunciare a qualche sfarzo, privilegio e protocollo in più pur di far conseguire qualche ragguardevole risparmio ai conti dello Stato???

“Questo è il normale costo di un’alta Istituzione”, si tende a dire…

In realtà, non esiste paragone con altri palazzi presidenziali e monarchie: alla faccia della notoria “sobrietà” di Giorgio Napolitano, IL COSTO DEL QUIRINALE NON HA CONFRONTI (almeno) IN EUROPA!

Qualche esempio?

Quanti sanno che, a fronte dei “228” milioni che ci costa il Quirinale (fonte Mario Cervi, il Giornale):

- la Casa Bianca (ovvero la Presidenza di una Nazione “5 volte” quella italiana) costa “136 milioni” di euro l’anno (poco più della metà della Presidenza italiana!);

- l’Eliseo (la Presidenza francese) “112,5 milioni” di euro (meno della metà del Quirinale, pur contando il doppio in quanto a poteri attribuiti dalla Costituzione!);

- Buckingham Palace (la Monarchia inglese) “57 milioni” (ovvero “quattro volte meno” il nostro Capo di Stato!);

- e che per la Presidenza federale tedesca nel 2006 sono stati stanziati solo “19 milioni 354 mila” euro (cifra comprensiva di tutto: stipendio del presidente e del personale, spese ordinarie e straordinarie, viaggi all’estero, manutenzione delle due residenze -Bonn e Berlino-…)???

E quanti sanno che, a fronte dei 1.807 collaboratori del nostro Presidente (fonte “L’Italia dei privilegi”):

- l’imperatore del Giappone dispone di un personale composto da circa 1.000 unità;

- il presidente francese dispone di 941 dipendenti, di cui 365 militari (la metà dei dipendenti del Quirinale!);

- il re di Spagna di 543 dipendenti;

- il presidente americano Barack Obama (contemporaneamente Capo dello Stato e del Governo) di 466 fra consiglieri, funzionari, impiegati, addetti alla sicurezza ed alla manutenzione, ma anche cuochi, giardinieri, “stagiste”…;

- la regina Elisabetta II d’Inghilterra di circa 300 dipendenti (1/6 dei dipendenti dell’alto Colle romano!);

il presidente federale tedesco (che, come il nostro, ha compiti di mera rappresentanza e garanzia) di 160 (meno di 1/10 rispetto al Quirinale!);

- ed il Presidente irlandese (anch’egli svolgenti funzioni simili al nostro) di soli “12” dipendenti???

Perché il Quirinale ci costa “tanto”?

Come può un Presidente chiedere a gran voce più sobrietà alle forze politiche (cominciando dal taglio dei rimborsi elettorali passando alla riduzione del numero dei parlamentari…) senza dare per primo “l’esempio”?

Con che autorevolezza un uomo di Stato può chiedere “sacrifici” alla sua Gente senza sopportarne alcuno in prima persona???

Fino a quando l’Italia potrà permettersi questo “scandalo”?!

Il governo tecnico di Mario Monti ha sentito il bisogno di aggiungere in squadra altri “supertecnici” (vedi Bondi ed Amato) per scoprire dove si annidano i più odiosi sprechi e le più comuni inefficienze della spesa pubblica e mettere mano ad un corposo piano di “spending review”.

Da tali tagli, però, rimarranno esenti proprio gli organi costituzionali, dal Quirinale alle due Camere (in ragione della loro “autonomia”…).

Ma se si vuole davvero iniziare a tagliare i costi più improduttivi e “parassitari” della politica non bisognerebbe cominciare da una netta sforbiciata ai conti dei piani più alti del Palazzo?

Quanto farebbe risparmiare un piano di tagli cospicui alla Presidenza della Repubblica?

Molto? Poco? Abbastanza?

Comunque sia quanto di più “doveroso” agli occhi di un Popolo chiamato dalla propria classe politica a fare pesanti sacrifici ma che attende ancora invano che sia la stessa politica a segnare per prima il tracciato!

http://www.osservatorio-sicilia.it/2012/08/25/luomo-del-colle-ha-detto-ni-il-costo-vergognoso-del-quirinale/



Tratto da: L’uomo del colle ha detto “NI”. Il Costo “vergognoso” del Quirinale | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/08/25/luomo-del-colle-ha-detto-ni-il-costo-vergognoso-del-quirinale/#ixzz24YqnfAyL
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

giovedì 23 agosto 2012

IL SIMPLICIUS.....


Italia promossa, promessa, in promozione..

Massimo Pizzoglio per il Simplicissimus
La campagna di “promozione” dell’Italia continua senza sosta: ieri Cdm (e ormai ognuno dà una traduzione personale degli acronimi), il primo dopo le vacanze estive,  in cui tutti i ministri, da bravi scolaretti, sono andati dal maestrino a far vedere che hanno fatto i compitini delle vacanze.
Come in tutte le scuole private in cui si è entrati non per merito o per casualità, ma per censo e amicizie appropriate, sgomiteranno per far vedere come sono bravi e assicurarsi la benevolenza del Premier Homme e, magari un po’ di visibilità anche con la preside tedesca. Magari un posto da capoclasse.

LaFornero è l’unica un po’ pasiata, perché è anche l’unica che il suo sporco lavoro l’abbia già messo in pratica e le tribolazioni lamentose di milioni di italiani lo stanno a testimoniare ogni giorno.
Fino a ora si era limitata a lanciare torbide previsioni per il prossimo autunno (e molti, a dispetto del clima africano, già sentono i morsi dell’inverno) salvo qualche esclamazione d’azegliana tipo “Noi abbiamo salvato l’Italia, ora voi arrangiatevi” che dimostra l’indubitato affetto e vicinanza verso gli italiani e le loro difficoltà.
Ieri, immancabile al meeting ciellino, ha sparato la sua versione del “meno tasse per tutti!”, ottenendo lo stesso livello di credibilità del Minore-dei-mali, salvo che dai giornalini aziendali di governo.

Profumo (di cosa lo esprimono bene i graffitari del politecnico) continua a far finta di fare cose nuove conservando con passione e cautela tutte le nequizie di Marystar Gelmini, riuscendo ancora a peggiorarle ove possibile. Alcune iniziative formidabilmente e genialmente innovative, tipo i corsi unicamente in lingua inglese, hanno trovato ostacoli per primi tra i suoi stessi colleghi ministri, che essendo anche professori, hanno temuto di dover mettere insieme interi discorsi con un significato plausibile, invece che un paio di parolette attaccate alla meno peggio, come spending review.
Ve lo immaginate er Polillo che discetta in albionico idioma? Manco l’Albertone dell’americano a Roma…
Stesso comportamento per Catania: ha talmente apprezzato il giocattolone messo a punto dal suo inquisito predecessore, che l’ha fatto suo: consulenze, veicoli e sagre a go go (forse, vedi sopra, ha capito spending revue…) e, soprattutto, il sito Aiol.it che, come per l’integerrimo Romano, riporta il suo nome ogni tre parole come fosse un intercalare, che agli agricoltori in siccità non porta nulla, ma alla sua autostima fa benissimo.
La Cancellieri un po’ sottotono, perché questo popolo imbelle non si è sollevato come sarebbe stato immaginabile dopo il massacro comminato in quest’anno scarso di guida tecnica e quindi il suo pugno di ferro, promesso epromosso a sistema, non ha potuto esibirlo come desiderato.
E avrebbe anche faticato a metterlo in pratica, perché i tagli alle forze di polizia operati da tutta la compagine, e in tutte le pieghe più recondite della revisione di spesa, non avrebbero consentito di tenere a bada che qualche colle della capitale, magari coadiuvati da qualche oca (quelle vere in carne e piume, mica quelle in carne e piumini del precedente governo).
Il tentativo di sparigliare con l’accorpamento dei corpi di sicurezza dello Stato, per ora giace in un cassetto, fortunosamente e fortunatamente.
La giustizia della Severino continua a ronzare intorno alle duo pustole graveolenti delle intercettazioni e della corruzione, e non se ne cava un ragno dal buco.
Ma lei non credo se ne curi più di tanto: è talmente poco convinta dell’utilità di un qualunque cambiamento, ai fini del suo lavoro “vero” di avvocato dei grandi truffatori, che riuscirà a traccheggiare ancora fino a fine legislatura con elegante nonchalance.
Braccobaldo Balduzzi è stato nascosto sotto il banco a giocare a figurine fino a quando, ripreso dal maestrino,  ha tirato fuori dal cappello la norma sui “princìpi attivi” che per la sua assoluta inutilità ha fatto scuotere la testa a medici e farmacisti per pochi minuti, ma ha fatto spendere fiumi di inchiostro ai “Giornalini di classe”.
Forse hanno equivocato una sua esilarante, quanto incompresa, battuta sui “prìncipi attivi” fatta a proposito di Filippo di Edinburgo al giubileo.
In mezzo alla classe c’è poi il gruppo delle “carpe”.
Come ben spiega Amelie Nothomb, stanno sotto il pelo dell’acqua ed osservano il mondo attraverso quel velo che sfoca e opacizza, ma che nasconde e protegge.
E, se non spunta un orecchio di Giarda o il riporto acrobatico di Moavero, consente di non mostrare particolari meriti, ma neppure clamorose gaffes.
Terzi può stare a Sant’Agata leggendo Salgari e le avventure di marinai e pirati sulle coste indiane.
Gnudi può vestire i nipotini omonimi.
Barca, dopo il terremoto in Emilia, pensa che la “coesione territoriale” sia un problema dei geologi della Protezione Civile.
Ornaghi, italico Shaolin, vuole dimostrare, come un vero monaco, di poter sopportare senza batter ciglio ferite, colpi, ingiurie e crolli del patrimonio architettonico e culturale del nostro paese: lui, stoico, riesce a restare impassibile.
E’ ormai cintura nera, ottavo dan.
Catricalà continua a far finta di essere un’oliva greca, salvo strizzare l’occhiolino a Berlusconi da dentro un Martini Dry (mescolato, non agitato).
Di Paola fa melina e spera che gli italiani si dimentichino degli F35 e dall’America gli arrivino i bollini premio promessi.
Subito fuori dalle carpe (e lì il Profumo è di pescheria chiusa dai Nas) si aggira il Tristuomo, uno che ha Grilli per la testa e poc’altro. L’espressione rubata a Basil Rathbone (che però, finita la scena, era un uomo di gioviale ironia) ci porterebbe a solidarizzare con lui, immaginando la perdita di un parente caro o un’indisposizione tergale fastidiosa.
Ma l’impostazione delle rughe sopracciliari così fissa porta a pensare più a un lungo esercizio di fronte allo specchio, come per la collega Elsa, con quella ruga a forma di fessura per le monete di un parchimetro ed è proprio nell’uso dell’espressione da Pierrot Lunaire che nasce l’attrito tra i due (LaFornero si è subito dipinta la lacrima sulla guancia)
Grilli ha quello sguardo basso e attento alle più minuscole variazioni dello spread che ci mette un po’ d’ansia, la ferita che ha al posto della bocca si inclina in su: bene, lo spread scende. Gira in giù: apocalisse, siamo di nuovo al baratro!
Con il maestrino non ha problemi, è uno dei superstiti degli esperimenti di Pavlov.
Il suo compito ufficiale è continuare a dire che non c’è un soldo, specie con l’odiata piemontese.
Restano i fenomeni: Ciccia e Sgrinfia!
(Per i meno topolinomani, erano i complici di Gambadilegno)
Ed è tutta loro l’attenzione delle ultime settimane, degli sgomitanti sono i campioni.
Passerà è la punta di diamante in questa tornata del Monopoli montiano, il primo a rompere la consegna del silenzio dopo il Cdm: decisionista, desiderato (anche dalla procura di Milano), dinamico, disinibito, dandy.
Soprattutto con dei problemi di memoria a breve.
Nel vulcano di proposte di iniziative indispensabili, continua a sfornare nuove idee geniali che collidono con quelle di pochi giorni prima: come far digerire ai (teorici) neo-concessionari  di spiagge ex-oasi-naturali e altri pezzi delle coste dello stivale che presto, a pochi metri, avranno la Deepwater Horizon? convincendoli che, in caso di incidente, potranno affittare i lettini multifunzione con baldacchino e massaggio thai ai turisti del dolore? a quelli che han fatto le vacanze a casa Messeri o in spiaggia al Giglio vista Concordia?
In più, come farci arrivare, a quelle spiagge svendute ai briatorici, le torme di turisti da questi attesi se si decapitano aeroporti e ferrovie e si lascia fare ai petrolieri il prezzo della benzina?
Dura a morire anche la teoria da complottisti bolscevichi che gli effetti del terremoto in Emilia siano in parte correlati a sessant’anni di estrazione di gas.
Sull’oro nero ricavato qualche dubbio serpeggia, visto che, strizzando ogni singola goccia di petrolio stimata sotto il patrio suolo, arriviamo a un valore in denaro equivalente a un terzo dell’evasione fiscale di un anno, che con poca fatica potremmo ottenere senza bucare nulla, inquinare nessuno, anzi, migliorando la qualità dell’aria (morale) che si respira.
Mentre il “petrolio italiano” (ricordi autarchici, ma il marito della Elsa ha proposto l’oro alla patria, quindi…) potrebbe durare al massimo tre o quattro anni, ma i danni per sempre.
Ma per i problemi ambientali, nessun problema: salta fuori Sgrinfia… ehm… Clini, che risolve tutto dando la colpa allo Stato, che non doveva mettere le riserve petrolifere così vicino alla costa.
Fresh & Cleany ha il potere di sgravare qualunque industriale truffaldino da ogni responsabilità, con il suo potere sgrassante, pulisce la coscienza anche di uno speculatore russo.
A parte le proposte odierne sull’autotrazione, il clou l’ha dimostrato a Taranto, con la strenua difesa dell’Ilva e della fabbrica della morte.
Perché bisogna “promuovere il territorio”, anche se in realtà a prezzi, per l’azienda che ha creato tutto questo, da “promozione“, da saldo.
Già, perché (e qui i due studenti modello parlano in coro) “l’importante è attrarre gli investitori stranieri!”.
In tal caso, cari Ciccia e Sgrinfia, conviene lasciare tutto com’è.
Vista la tradizione italiana di investitori stranieri, Thyssen a Torino, Eternit a Casale, Icmesa a Seveso solo per citare i primi che vengono a mente, per attirarli la cosa migliore è proprio chiudere gli occhi e lasciarli fare quel che vogliono.
Non bisogna essere degli entomologi esperti per sapere che per attirare le mosche funziona molto meglio la merda del miele.

lunedì 5 dicembre 2011

Avete visto un bel mondo!

Il debito c'ingoia come una belva infame
non bastano le tasse che crescono ogni anno
il buco cresce comunque mangia campi e bestiame
fabbriche ed officine e molti non lo sanno

Trent'anni fa non c'era o meglio era piccino
una metà di adesso ma poi venne Bettino
e quando scappò di corsa in "vacanza " in Tunisia
arrivò quel fenomeno ch'è apppena andato via.

Sprechi, tangenti, debiti, inciuci e bella vita
senza pensare un attimo nemmeno pe' un secondo
a chi vi affidava , stupido, quella poltrona ambita,
ora mandate i tecnici al capezzal del moribondo
a spremer la gente solita che ormai è già bollita
stavolta andate in culo, avete visto un bel mondo!

pubblicata da Alessandro Bonomi 5 dicembre 2011

sabato 3 dicembre 2011

Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario




Salerno-Reggio, arriva pure la maxi-multa
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- Gianfrancesco Turano -

L`autostrada è un cantiere incompiuto. Eppure, per un`annosa lite legale sottovalutata, lo Stato ora dovrà anche pagare 307 milioni al Consorzio Impregilo-Condotte. Nel 2004 si erano aggiudicati il macrolotto tra Gioia Tauro e Sculla. Fra le voci di spesa imprevista anche i protocolli antimafia. La bozza di transazione, in teoria, può ancora essere respinta.



Mario Monti non lo sa ma ha incominciato da meno 307 milioni di euro. Mentre il suo governo giurava al Quirinale, l`amministratore unico dell`Anas Pietro Ciucci firmava la bozza di transazione con il general contractor Impregilo-Condotte per i lavori del macrolotto 5 della Salerno-Reggio Calabria. Il risarcimento riconosciuto alle due imprese di costruzione è, appunto, di 307 milioni. Da pagare a rate, non troppo comode: 50 milioni entro il 30 novembre, altri 30 entro fine anno e il resto nel 2012. Nel libro nero del contenzioso fra Stato e imprese è il nuovo record. Forse neppure la mancata costruzione del Ponte costerebbe tanto.

L`accordo arriva dopo anni di contestazioni da parte del consorzio che nel 2004 si è aggiudicato il macrolotto di 30 chilometri fra Gioia Tauro e Scilla. Impregilo e Condotte hanno avanzato richieste economiche vicine a 1 miliardo di euro elencando una lunga serie di inadempienze del committente pubblico. Fra le voci di spesa imprevista ci sono anche i protocolli antimafia e gli attentati subiti in una zona dominata dalla `ndrangheta. Per decidere, il 16 dicembre 2009 si è costituito un collegio arbitrale d`eccellenza sotto la guida dell`allora presidente aggiunto del Consiglio di Stato, Pasquale De Lise, potente grand commis, finito più volte nelle intercettazioni della Cricca Anemone-Balducci. Gli arbitri di parte sono Oscar Fiumara, avvocato generale dello Stato, per l`Anas e Vittorio Caporale, soprannumerario dell`Opus Dei e socio della Lux Vide di Ettore Bernabei, per Impregilo-Condotte.

La bozza di transazione, in teoria, può ancora essere respinta se l`Avvocatura dello Stato suggerirà di impugnarla in Corte d`appello. Difficile che accada. Il lodo porta la firma del numero uno dell`avvocatura generale Fiumara. Ciucci, del resto, consiglia di pagare: “Attraverso la conclusione dell`atto di transazione in argomento”, scrive, “verrebbe soddisfatto l`interesse pubblico alla continuazione della realizzazione delle opere commissionate al Contraente generale”. Il consorzio, infatti, ha parlato chiaro. “In difetto di detta transazione, opporrà la risoluzione del contratto per grave inadempimento e interromperà l`esecuzione delle prestazioni contrattuali considerando l`avanzamento dei lavori non più sostenibile per l`asserita carenza assoluta di risorse finanziarie”.

Il contenzioso poteva essere chiuso molto prima e con meno danni per l`erario. Nel marzo del 2006 c`era un accordo da 35 milioni di euro su una richiesta di 155, ma il presidente dell`Anas Vincenzo Pozzi respinse la proposta dell`ufficio legale. Nel luglio 2008, poi, uscito Pozzi perché finito sotto inchiesta per abuso d`ufficio, c`è stata un`offerta del general contractor per 55 milioni oltre a 14 mesi in più sui tempi di esecuzione dei lavori, ma l`Anas, presieduta da Ciucci, ha replicato con 15 milioni. I costruttori hanno bocciato la controfferta e si è passati al lodo, concluso in modo rovinoso per il contribuente. E poteva andare peggio. I tre arbitri avevano quantificato una somma più alta rispetto alla bozza di transazione, ma Impregilo-Condotte hanno accordato uno sconto di 35 milioni. Intanto, restano ancora da definire i costi aggiuntivi per il macrolotto 6, che avrebbe dovuto collegare l`autostrada con il Ponte. Anche lì isono in ballo centinaia di milioni di costi aggiuntivi.

A margine di questa Caporetto della pubblica amministrazione c`è la certificazione di un`altra sconfitta. Ciucci – che guida anche la Stretto di Messina con un super stipendio complessivo di 750 mila euro l`anno – ha annunciato urbi et orbi il completamento dell`A3 entro il 2013. Nel documento del 16 novembre, per la prima volta, parla di 2014. I suoi tecnici, più realisti, dicono 2017-2018.

Fotografia di Antonello Mangano

http://www.terrelibere.org//salerno-reggio-calabria-arriva-pure-la-maxi-multa
Tratto da: Salerno-Reggio, arriva pure la maxi-multa | Informare per Resistere

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/03/salerno-reggio-arriva-pure-la-maxi-multa/#ixzz1fX3O0ceu -


Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

martedì 29 novembre 2011

Centrodestra...Centrosinistra... sempre più spesso trasversali

di Ferruccio Sansa | 27 novembre 2011


La galassia delle fondazioni ‘politiche’...Nessuno spiega da dove arrivano i soldi!!!

Di centrodestra, di centrosinistra e sempre più spesso trasversali:
le associazioni culturali fondate dai parlamentari vengono finanziate dai big dell'imprenditoria nazionale e da società di Stato senza nessuna trasparenza.
La legge lo permette.
Il manifesto è chiaro: “Declinare al futuro i valori dell’unità nazionale”.
Tra le parole chiave il “patriottismo consapevole”.
Ma a leggere l’elenco dei membri dell’associazione Italiadecide ecco Roberto Calderoli.

Un politico che del patriottismo, per di più consapevole, non ha mai fatto una bandiera.
Non è la sola sorpresa:
accanto a Luciano Violante (presidente), e a tanti esponenti Pd, c’è mezzo governo Berlusconi.
Centrosinistra e centrodestra uniti; pare quasi un embrione della strana coalizione che ritroviamo oggi a sostegno del governo Monti.
Italia decide è una delle decine, forse centinaia di fondazioni e associazioni politiche fiorite negli ultimi anni.
Una febbre, per essere un politico decente bisogna averne almeno una.
Soggetti che promuovono attività culturali, ma che talvolta sembrano il nuovo bancomat della politica.
Un fenomeno che dopo le inchieste degli ultimi mesi merita un approfondimento.

Indagati e inchieste

Tommaso Di Lernia dal carcere dice:
“Optimatica è una società vicina al ministro Altero Matteoli, credo che eroghi finanziamenti alla fondazione a lui riconducibile”. Di Lernia sostiene che Optimatica finanzierebbe anche l’Officina delle Libertà vicina ad Aldo Brancher (che inizialmente aveva sede in casa di Silvio Berlusconi).
Ma ci sono anche le inchieste su Franco Morichini, in contatto con i vertici Finmeccanica e procacciatore di finanziamenti per Italianieuropei.
Per finire con l’indagine sul ‘sistema Sesto’ che tocca anche la fondazione
FareMetropoli di Filippo Penati
.
Finora, va detto, le fondazioni di Brancher, Matteoli e D’Alema non sono state oggetto di addebiti penali.
Le polemiche e gli scandali degli ultimi mesi, però, sono legati da un filo invisibile: le fondazioni e le associazioni di esponenti politici.
Sulla scena politica degli ultimi anni, con i partiti defilati, sono loro i protagonisti: “Soggetti perfettamente trasversali, che non hanno nemmeno più bisogno di quello sgradevole inciampo che sono gli elettori e gli iscritti”, racconta l’ex dirigente di una fondazione di centrodestra che mantiene l’anonimato.

Aggiunge: “I segreti del loro successo, però, sono altri: le fondazioni con le assemblee e i convegni sono un formidabile centro di potere.
Lobbies all’amatriciana, tanto diverse da quelle americane”.
Ma non somigliano neanche ai think tank del resto del mondo, ai salotti del potere tipo Davos. Qui non sono in gioco gli eventuali gettoni di presenza, ma l’appartenenza, l’influenza, le poltrone.
Una merce invisibile e, però, preziosissima.
Ma soprattutto, grazie a una disciplina molto benevola, da questi soggetti passano finanziamenti per la politica.
Per questo in tanti si sono buttati a pesce nello spiraglio lasciato aperto (apposta?) dalla legge.
Niente di illegale, quindi, ma le inchieste rischiano di scoperchiare il pentolone.

Matteoli, tanto per ricordare l’ultimo nome assurto all’onore delle cronache, smentisce categoricamente le affermazioni degli indagati dell’inchiesta Finmeccanica.
Ma questi organismi geneticamente modificati restano un mondo inesplorato.

Un labirinto di nomi che paiono slogan, dove le parole ‘fare’, ‘futuro’, ‘Italia’, ‘libertà’ sono le più gettonate.
Ormai tanti esponenti politici o aspiranti tali comunicano attraverso editoriali di fondazioni e associazioni:
da Gianfranco Fini (Farefuturo) a Luca Cordero di Montezemolo (Italiafutura), fino a Claudio Scajola rientrato sulla scena dopo lo scandalo della casa comprata “a sua insaputa” contando i deputati fedeli nell’associazione Cristoforo Colombo per le libertà.


Un viaggio attraverso le fondazioni e le associazioni politiche apre nuovi mondi, aiuta a disegnare la mappa del potere. Magari partendo proprio dalla prestigiosa Italiadecide (mai toccata da inchieste, né da ombre di alcun genere), perché è l’emblema del trasversalismo: destra e sinistra, politica e affari. “Niente di strano, lo scopo della nostra associazione è proprio unire persone di aree diverse”, racconta il presidente Luciano Violante.

Tra i promotori (il grado più alto della gerarchia) compaiono nomi perfettamente bipartisan: si va da Giuliano Amato a Giulio Tremonti passando per Gianni Letta.


Amici di amici
Ma l’elenco dei “semplici” soci riserva altre sorprese.

Ecco il dalemiano Antonio Bargone, che dalla politica è passato all’impresa con la passione per le grandi opere. Come l’autostrada Livorno-Civitavecchia della cui società Bargone è diventato presidente (oltre che Commissario Governativo) dopo essere stato sottosegretario alle Infrastrutture con Prodi e D’Alema.
Poi, si diceva Roberto Calderoli, quindi Franco Bassanini (Pd), Giovanni Maria Flick (ex ministro del governo Prodi), Altero Matteoli (altro ministro berlusconiano), Vito Riggio (presidente Enac) e Alessandro Profumo (il banchiere che stava preparando il grande salto in politica, corteggiato dal Pd, quando è stato azzoppato da una clamorosa inchiesta giudiziaria).
Tra i soci anche l’attivissimo Andrea Peruzy, che oltre a sedere in diversi consigli di amministrazione (Acea, per dire) è anche in Italianieuropei e nell’associazione Romano Viviani (che raccoglie altri dalemiani soprattutto toscani).

Non basta, perché, caso più unico che raro, Italiadecide tra i soci accoglie non solo persone fisiche, ma anche giuridiche. Insomma, imprese con il portafogli bello gonfio e gli occhi magari puntati sulle opere pubbliche:
Autostrade per l’Italia, Banca Intesa San Paolo (fino a pochi giorni fa guidata dal ministro Corrado Passera), Banca Popolare di Milano, Eni, F 2 i e Unicredit spa. Ma è una specie di catena di sant’Antonio, prendi un nome, uno qualsiasi, e lo ritrovi in tante altre fondazioni e associazioni.
Prendete Giuliano Amato e lo ritrovate, per dire, in Italianieuropei di D’Alema.
Non è il solo, anche Violante e Bassanini sono in entrambe le associazioni. Tremonti invece siede anche nell’Officina delle Libertà.
Matteoli ha la sua Fondazione della Libertà per il bene comune.
Nel sito campeggia una bella immagine di un Lego tricolore: come dire costruiamo l’Italia. Le attività, però, non paiono esattamente febbrili visto che ancora ieri veniva reclamizzato un evento del 26 ottobre scorso.
Nessuno pare aver aggiornato il sito.

Vetrine “vuote”

Ma stando alle pagine web di associazioni e fondazioni parecchie paiono vetrine tutte addobbate di negozi che nel magazzino non hanno molta merce.
L’ultima news di Riformisti Europei (presidente Carlo Vizzini) è del 26 giugno.
Il sito di Riformismo e Libertà di Fabrizio Cicchitto è totalmente kaputt.
Su quello di Costruiamo il futuro di Maurizio Lupi (nel comitato anche il neo-ministro Lorenzo Ornaghi) sono ancora reclamizzate le cene estive e appuntamenti di mesi fa. Oltre ovviamente alle presentazioni di libri di Lupi.
Ma davvero ogni politico ha una fondazione: Renato Brunetta ha la sua Free Foundation, in inglese perché la parola ‘libera’ era già inflazionata.
Praticamente è un Brunetta fan club: interventi, dichiarazioni, rassegna stampa, l’ex ministro domina.
Poi, tra mille esempi possibili, ecco Magna Carta (senza ‘h’) di Fabrizio Quagliariello e Foedus di Mario Baccini.
Spostandosi verso il centro troviamo Liberal che fa capo a Ferdinando Adornato. In zona centrosinistra ecco Nens, Nuova Economia e Nuova Società, fondata da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco.
Un’associazione in passato toccata da qualche polemica: la sede (“in affitto”, precisò Visco) era di proprietà della famiglia di uno dei massimi dirigenti pubblici del Demanio.

Niente di illegale, una questione di opportunità.
Poi ecco Astrid, di Franco Bassanini, dove ritroviamo, tra gli altri, Amato (siamo a quota tre) e Giulio Napolitano (stimato professore universitario, figlio del Presidente Giorgio, presente anche in Italianieuropei), e Democratica che fa capo a Walter Veltroni.

A un primo esame le associazioni di centrosinistra sembrerebbero più attive. Italianieuropei di D’Alema, per esempio, ha una sua sede in piazza Farnese, nel centro di Roma, suoi dipendenti e un’attività consistente: organizza convegni, aggiorna il sito e stampa una rivista.
Lo stesso per Democratica di Veltroni che, tra l’altro, organizza corsi di politica. Ma gli organigrammi delle fondazioni vanno letti insieme con quelli dei cda delle società, soprattutto pubbliche.
Nel consiglio della Nuova Italia, presieduta da Gianni Alemanno, oltre a sua moglie Isabella Rauti, troviamo, per dire, Franco Panzironi, nominato dal sindaco amministratore delegato dell’Ama (società comunale che si occupa di rifiuti) e Ranieri Mamalchi (già capo segreteria di Alemanno al ministero dell’Agricoltura e oggi dirigente di Acea).

Fondazioni e associazioni sono, però, oggetti misteriosi.
A parte le dichiarazioni di principio piuttosto vaghe. L’unico modo per saperne qualcosa sono i siti internet dove compare almeno l’elenco dei soci. Come per esempio nel Maestrale di Claudio Burlando (governatore della Liguria), associazione trasversale che ha tra i membri la Genova che conta. Sono esplose polemiche per gli incarichi pubblici ottenuti dai membri, anche perché tra i promotori apparivano una bella fetta della società Italbrokers (da cui Lorenzo Borgogni, pezzo grosso di Finmeccanica, sostiene di aver ricevuto due milioni, ma gli interessati smentiscono e annunciano azioni legali), nonché Franco Pronzato, arrestato per le mazzette Enac. Lo stesso Pronzato che era socio di Interconsult (società in passato legata a Italbrokers), impresa che ha versato 25 mila euro di contributi pubblicitari alla società Solaris che fa capo a Italianieuropei.
Dopo le polemiche nessun chiarimento, ma il sito di Maestrale non è più visitabile.

Copertura assoluta

Impossibile, ecco il nodo della questione, per comuni cittadini e cronisti avere notizie sui finanziatori di associazioni e fondazioni.
Si era visto all’epoca dell’inchiesta su Franco Morichini, procacciatore di finanziamenti per Italianieuropei: “Rivelare i nomi sarebbe come renderne pubblici gli orientamenti politici”, dissero dalla fondazione dalemiana. Vero, ma i partiti hanno l’obbligo di rendere pubblico chi li finanzia.
I nuovi soggetti della politica italiana invece no: basta depositare in prefettura l’atto costitutivo e lo statuto. E nessuno, a parte eventualmente i magistrati, può metterci il naso. Così ecco la domanda: chi paga le fondazioni? Chi è il destinatario finale del denaro?
Certo, ci sono casi – più unici che rari – come Magna Carta che rende pubblici i nomi dei finanziatori, come Francesco Bellavista Caltagirone, British American Tobacco, Mediaset, Wind e Finmeccanica.

Viene da chiedersi che utilità abbia una società pubblica a sponsorizzare la fondazione di un politico. Per scoprire chi finanzia le fondazioni non resta che prendere scorciatoie. Per esempio andando a vedere l’elenco degli inserzionisti pubblicitari dei loro giornali.
Prendiamo Italianieuropei. Nel 2011 troviamo una bella lista di imprese pubbliche: Eni, Fincantieri, Enel, Trenitalia e ancora Finmeccanica. Poi giganti del settore privato: di nuovo British American Tobacco, poi si passa al mattone stavolta di sinistra con Coopsette, quindi al settore ferroviario con Bombardier che sforna centinaia di locomotive per i nostri treni, quindi Lottomatica, Barclays, Conad-Leclerc, Allianz, Sky, la banca ‘rossa’ del Monte Paschi di Siena e Telecom Italia. Infine Sma, società del gruppo Intini, un imprenditore amico di D’Alema che faceva affari con Gianpi Tarantini.
Lo stesso Intini che attraverso due società, Sma e Milanopace, contribuisce all’associazione Faremetropoli di Penati.
Niente di illegale, comunque, Italianieuropei (come Faremetropoli) ha sempre regolarmente registrato i finanziamenti.

da Il Fatto Quotidiano del 27 novembre 2011

domenica 27 novembre 2011

Bollette sempre più care, calo per le tredicesime

Incremento di 2.400 euro a famiglia per l'energia e la gratifica natalizia se ne va in tasse e debiti----------
26 novembre, 23:50

ROMA - La bolletta energetica pesa come un macigno sulle tasche degli italiani. La Confartigianato calcola che a settembre il caro-energia ha toccato la cifra-record di 61,9 miliardi, pari al 3,91% sul Pil. In pratica, dice la confederazione, ogni famiglia paga una bolletta di 2.458 euro all'anno. A far esplodere il costo energetico, aumentato del 26,5% negli ultimi 12 mesi, ha contribuito l'aumento del prezzo del petrolio attestato a settembre a 108,56 dollari al barile (+143% rispetto a marzo 2009).

Inevitabili le ripercussioni sui prezzi dei carburanti, dei trasporti e del gas. E l'Italia - dice la Confartigianato - fa registrare aumenti ben superiori a quelli medi europei. Infatti, tra ottobre 2010 e ottobre 2011, in Italia il prezzo del gas e' aumentato del 12,2%, mentre nell'area Euro la crescita si e' fermata al 10,1%. Ad allontanarci dai prezzi medi registrati in Europa e' anche l'aumento del prezzo di carburanti e lubrificanti: tra ottobre 2010 e ottobre 2011 la variazione e' stata del 17,4%, vale a dire 3,3 punti in piu' rispetto al 14,1% dell'area Euro. In particolare, da novembre 2010 ad oggi, la benzina senza piombo ha fatto registrare un rincaro del 15,3%, mentre il prezzo del gasolio auto e' salito, nello stesso periodo, del 22,1%. Differenze fra Italia ed Eurozona anche per il capitolo trasporti: negli ultimi 12 mesi - segnala ancora l'ufficio studi della Confartigianato - i prezzi in Italia hanno mostrato un'impennata del 7,7%, vale a dire 3,2 punti in piu' rispetto all'aumento del 4,5% dell'area Euro.

TREDICESIME IN CALO, E' LA PRIMA VOLTA DA 20 ANNI - Per la prima volta in venti anni "diminuisce di 0,8 miliardi di euro, con un calo del 2,2%, il monte tredicesime 2011". Lo sottolineano in una nota le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori, calcolando che il complesso delle gratifiche di fine anno si attesterà a quota 35 miliardi di euro.

"Quasi l'80% delle tredicesime - rilevano i presidenti di Adusbef, Elio Lannutti, e Federconsumatori, Rosario Trefiletti - delle tredicesime verrà 'mangiato' da tasse, mutui, bolli, canoni, rimborso di debiti pregressi". Solo il 20,2%, dunque appena un quinto, sarà "destinato a risparmi, regali, viaggi, consumi alimentari".

Le due associazioni invitano il governo ad "evitare l'aumento dell'Iva e il ritorno dell'Ici sulla prima casa". Le tredicesime andranno per 10,2 miliardi di euro ai pensionati (-1,92%); 9,2 miliardi ai lavoratori pubblici (-1,07%); 15,6 miliardi (-3,1%) ai dipendenti privati dei settori agricoltura, industria e terziario. Adusbef e Federconsumatori prevedono poi "un Natale durissimo sul fronte dei consumi, destinati a calare del 6,9% perché almeno tre famiglie su quattro taglieranno le spese per l'incerta situazione economica".

Le due associazioni si appellano al governo affinché venga evitato un nuovo aumento dell'Iva o il ritorno dell'Ici sulla casa di abitazione "potendo reperire maggiori risorse nei capitali scudati che, con un prelievo straordinario del 20%, darebbero un gettito immediato di 21 miliardi di euro, varando un urgente contestuale decreto per una tassa sui patrimoni oltre 1 milione di euro".
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